Potrebbe il calcestruzzo, con il contributo della ricerca tecnologica, partecipare in modo significativo alla rivoluzione green dell’edilizia contemporanea? È l’interrogativo che l’emittente britannica BBC ha sottoposto ad alcuni professionisti e studiosi del settore, fornendo un quadro puntuale del ruolo dei materiali da costruzione nell’aggravarsi del cambiamento climatico.

NEMICO DEL PROGRESSO RESPONSABILE?

Entra a pieno titolo fra i simboli e i principali catalizzatori del maggiore sviluppo economico-industriale del mondo moderno; dopo l’acqua, è il secondo materiale più consumato sulla Terra, con circa trenta miliardi di tonnellate utilizzate ogni anno.

Ciononostante, il calcestruzzo è anche uno dei materiali più inquinanti di cui si disponga attualmente, in quanto fonte di elevatissimi livelli di emissioni di anidride carbonica: basti rilevare che, nel 2021, la produzione di calcestruzzo si è vista responsabile di oltre l’8% delle emissioni di gas serra su scala mondiale.

A cosa si deve la distruttività del conglomerato? Principalmente alla lavorazione del cemento, che costituisce il basilare elemento legante nel progetto di miscela del calcestruzzo, integrato con acqua, aggregati fini e grossi e, in base alle necessità, con additivi.

Proprio il cemento determina il 70% delle emissioni del calcestruzzo, poiché la sua produzione richiede che calcare e argilla vengano cotti in un forno di grandi dimensioni, portato ad una temperatura di oltre 1400°C mediante la combustione di combustibili fossili: è qui che, per effetto della calcinazione (una reazione indispensabile per eliminare l’acqua e altre parti volatili dal composto), si generano consistenti volumi di anidride carbonica.

RIPENSARE IL MATERIALE E I PROCESSI

Nella prospettiva di limitare ad 1,5°C il riscaldamento globale entro la fine del secolo, e di continuare a costruire gli edifici necessari per rendersi resilienti ai cambiamenti climatici, occorre ripensare seriamente a come utilizzare il calcestruzzo:

  • se individuando un legante alternativo: è il percorso intrapreso, per esempio, dalla canadese CarbiCrete, che dalla lavorazione degli scarti di acciaio   ottiene un legante a emissioni zero, in grado perfino di catturare l’anidride carbonica eliminando circa 55kg di CO2 per tonnellata di calcestruzzo);
  • oppure ridisegnando il ciclo di vita delle strutture in cemento armato, prevedendo di recuperare e riutilizzare il conglomerato dai rifiuti di demolizione (è stato stimato che il Regno Unito ne produce circa 60-70 milioni di tonnellate su base annuale), materiale che diventerebbe un vero e proprio “calcestruzzo verde”.

Le statistiche riferiscono che la decarbonizzazione del calcestruzzo, se paragonata a quella dell’aviazione e del trasporto marittimo, avrebbe un impatto nettamente maggiore sulle emissioni di CO2.

La certezza è che una soluzione vada individuata a livello mondiale, e che nella visione di un futuro pienamente sostenibile la filiera delle costruzioni dovrà svolgere un ruolo di protagonista.

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